Il termine “devi” è uno dei più ricorrenti nelle relazioni familiari e sociali. Apparentemente semplice, può diventare un potente strumento educativo oppure una fonte di disagio profondo. In qualità di psicologa, lo incontro spesso nei racconti di pazienti che portano dentro di sé una lunga lista di “doveri” che non hanno mai scelto veramente.

Il “devi” è una chiave per leggere la storia personale di ciascuno, per esplorare le radici di ciò che facciamo, di come ci comportiamo e di quanto sentiamo autentica la nostra vita.

“Devi” come guida educativa: quando nutre l’identità

Nella dimensione familiare, il “devi” viene spesso usato per trasmettere valori e fornire orientamento. Frasi come:

  • “Devi rispettare le regole”
  • “Devi impegnarti nello studio”
  • “Devi aiutare la famiglia”

hanno l’obiettivo di preparare i figli alla vita. Quando questi messaggi vengono accompagnati da affetto e spiegazioni, possono diventare alleati nella costruzione dell’autonomia e del senso di responsabilità.

Come scrive Carl Rogers, il clima relazionale basato sull’accettazione incondizionata permette all’individuo di sviluppare il proprio potenziale. In questo contesto, il “devi” viene interiorizzato non come imposizione, ma come stimolo evolutivo. È ciò che accade, ad esempio, quando un figlio comprende il significato dietro un consiglio e lo trasforma in una motivazione propria: “Devo studiare” può diventare “Voglio studiare per costruirmi un futuro”.

Anche Deci e Ryan, nella loro teoria dell’autodeterminazione, sottolineano quanto la motivazione autentica nasca quando la persona percepisce coerenza tra ciò che fa e ciò in cui crede. Le regole non sono il problema: il problema è quando diventano obblighi ciechi, scollegati dai nostri valori interiori.

Quando il “devi” schiaccia: identità soffocate e conflitti interiori

Purtroppo, in molte storie che ascolto in terapia, il “devi” diventa sinonimo di sacrificiorinuncia e disconnessione da sé. Quando le aspettative familiari vengono interiorizzate senza filtro, si genera un conflitto tra ciò che si sente e ciò che si “deve” essere.

Un giovane paziente, ad esempio, mi raccontava:
“Devo diventare medico perché mio padre ha sempre sognato questo per me. Ma io voglio insegnare.”
Il suo senso di colpa era così profondo da impedirgli persino di pensare a un’alternativa. In terapia, abbiamo lavorato per distinguere ciò che veniva da lui e ciò che era stato proiettato su di lui. A poco a poco, il “devo” si è trasformato in “posso scegliere”.

Janina Fisher evidenzia come i messaggi rigidi e ripetuti nell’infanzia possano diventare vere e proprie “voci interiori” che minacciano la spontaneità e l’autenticità. Allo stesso modo, Nicola Ghezzani, descrive i danni psicologici provocati da copioni familiari imposti, che portano alla formazione di un sé frammentato e non scelto.

Trasformare il “devi” in terapia individuale o di coppia

Nel mio lavoro, accompagno le persone in un processo di ristrutturazione del “devi”, affinché diventi un’opportunità e non una prigione. Questo processo si declina in vari passaggi:

  1. Esplorazione narrativa

Aiuto i pazienti a riconoscere i “devi” che hanno condizionato la loro vita:
“Devo essere sempre forte”“Devo compiacere gli altri”“Devo fare tutto da sola”.
Con domande mirate, li accompagno a chiedersi: “Di chi è questo dovere? È ancora utile per me oggi?”.

  1. Ristrutturazione cognitiva ed emozionale

Attraverso l’approccio EMDR, lavoriamo sulle radici emotive di questi obblighi.
Ad esempio, una donna che ha sempre pensato “Devo essere una madre perfetta” scopre che questa convinzione nasce da un modello genitoriale critico e anaffettivo. In terapia, impara a creare uno spazio per sé, abbracciando un nuovo equilibrio tra cura e autenticità.

  1. Comunicazione empatica in coppia

Nelle sedute di coppia, si esplora come i “devi” si manifestano nella relazione:

  • “Devi capire come mi sento senza che te lo dica”
  • “Devi essere sempre disponibile”
  • “Devi fare quello che faceva mia madre o mio padre”

Attraverso esercizi guidati e riformulazioni, si impara a esprimere i bisogni in modo assertivo, riconoscendo le reciproche vulnerabilità e costruendo regole condivise, non imposte.

Attività pratiche da proporre in seduta o da sperimentare a casa

Ecco alcune attività che utilizzo con pazienti individuali e coppie per rielaborare il “devi”:

  • Diario dei “devi”
    Scrivi per una settimana ogni volta che pensi o dici “Devo…”. Poi analizza:
    È un obbligo utile? È ancora attuale? È mio o appreso da altri?
  • Scrittura riflessiva
    Racconta un episodio della tua infanzia in cui ti è stato detto “Devi fare così”. Poi riscrivilo immaginando come sarebbe stato ricevere ascolto e libertà di scelta.
  • Visualizzazione guidata
    Immagina un futuro in cui il “devi” si è trasformato in un “voglio”, in cui le tue scelte riflettono i tuoi valori e non solo le aspettative degli altri. Quali emozioni emergono?
  • Esercizio di coppia: i “devi” reciproci
    In seduta, ciascun partner scrive tre “devi” che percepisce dall’altro. Poi si condividono e si esplora se questi obblighi sono reali, presunti, o proiezioni. L’obiettivo è trasformarli in richieste autentiche.

Dal “devi” al “voglio”: la forza della scelta consapevole

Quando un “devi” viene compreso, messo in discussione e trasformato, può diventare un alleato. Un giovane che dice: “Voglio studiare, perché desidero essere indipendente” ha compiuto un passaggio fondamentale: ha riconosciuto il valore del dovere, ma lo ha integrato nella propria identità.

Come scrive Francine Shapiro, il cambiamento avviene quando la persona riesce a rielaborare le memorie disfunzionali che mantengono vivo l’obbligo, liberando risorse e desideri autentici.

Se anche tu vivi sotto il peso dei “devi”…

…e senti che questi stanno condizionando la tua vita, le tue relazioni o la tua serenità interiore, possiamo lavorare insieme per trasformarli. Ogni “devi” può diventare una porta aperta verso scelte più libere, relazioni più sane e una vita più autentica.

Contattami per iniziare un percorso individuale o di coppia: il tuo “voglio” ti sta già aspettando.