Viviamo in un’epoca in cui il tempo sembra scivolare via senza lasciarci tregua. Ogni giorno siamo travolti da impegni, obiettivi da raggiungere, notifiche da controllare. Ci diciamo spesso: “Sarò felice quando avrò più tempo”“Quando avrò risolto questo problema, mi rilasserò”. Eppure, quel momento non arriva mai davvero.

Octavian Paler ci ricorda una grande verità: “Învățați să prețuiți clipa care vi se oferă…” (Imparate a valorizzare il momento che vi viene offerto). Ma cosa significa, davvero, vivere nel presente?

Il cervello e l’illusione del tempo

La nostra mente è programmata per analizzare il passato e anticipare il futuro, una capacità utile per la sopravvivenza ma spesso fonte di ansia. LeDoux e Caselli spiegano che la ruminazione costante sul passato o la preoccupazione per il futuro generano stress cronico, lasciandoci poco spazio per il “qui e ora”.

Fisher ci insegna che i traumi bloccano la nostra capacità di percepire il presente, come se rimanessimo intrappolati in un film che si ripete all’infinito. Se, ad esempio, vivessi un fallimento sul lavoro, potresti passare anni a rimuginare su quell’errore, incapace di goderti nuove opportunità.

L’attaccamento e la fuga dal qui e ora

Liotti e Johnson mostrano come le esperienze precoci influenzino il nostro modo di vivere il tempo. Un bambino cresciuto in un ambiente instabile sarà portato a ipervigilanza costante, sempre pronto a prevedere il peggio. Questo lo porterà, da adulto, a non sentirsi mai al sicuro nel momento presente.

Pensiamo a chi non riesce a rilassarsi nemmeno in vacanza: appena si sdraia sulla spiaggia, inizia a pensare alle e-mail non lette, ai problemi da risolvere. Il suo cervello è stato addestrato a “stare avanti” piuttosto che stare qui.

D’altra parte, Rogers ci insegna che la consapevolezza di sé cresce in un ambiente empatico e non giudicante. Solo accettando il momento presente senza criticarlo possiamo davvero viverlo.

La trappola della perfezione e il miraggio della felicità

Viviamo con la convinzione che la felicità sia sempre legata a qualcosa di esterno e futuro: “Sarò felice quando avrò una relazione stabile”“Quando avrò la casa perfetta”“Quando guadagnerò di più”.

Seligman e Nardone sottolineano che questa mentalità ci porta a inseguire un miraggio. Il problema? Quando raggiungiamo quell’obiettivo, ne vogliamo subito un altro, e la felicità viene sempre rimandata.

Prendiamo il caso di Luca: dopo anni di sacrifici, ha ottenuto il lavoro che desiderava. Ma invece di festeggiare, si è subito fissato un nuovo traguardo, sentendosi sempre insoddisfatto. Se non impariamo a trovare soddisfazione adesso, non la troveremo mai.

Un piccolo esercizio per allenare la presenza

Ti invito a provare questo semplice esercizio:

  1. Chiudi gli occhi e fai tre respiri profondi.
  2. Ascolta i suoni intorno a te senza giudicarli.
  3. Senti il contatto del tuo corpo con la sedia, il calore della tua pelle.
  4. Nota i pensieri che emergono e lasciali andare, come nuvole nel cielo.
  5. Apri gli occhi e chiediti: Cosa posso apprezzare in questo preciso istante?

Magari è il profumo del caffè, il sorriso di un amico, la bellezza della luce che entra dalla finestra. Piccole cose, ma sono queste a fare la vita.

La vita non è nel passato né nel futuro. È adesso. Come scriveva Paler, ogni momento è un dono da accogliere con gratitudine.

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